Veleni, pugnali e altre amenità by A.A.V.V

Veleni, pugnali e altre amenità by A.A.V.V

autore:A.A.V.V.
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Polillo Editore
pubblicato: 2015-05-28T22:00:00+00:00


Per la verità, l’ispettore fu del parere che stesse ancora sognando quando se la vide capitare in ufficio, il mattino dopo, per annunciargli che una supplente avrebbe fatto lezione in sua vece alla Jefferson School, e che intendeva dedicare tutto il suo tempo a salvare il prezioso collo dell’amico poliziotto.

«Non si preoccupi», lo rassicurò. «Il mio subcosciente ha chiarito tutto, durante il sonno. Ho sognato che…».

«Mio padre, buonanima, diceva sempre che avrebbe preferito sentire la pioggia su un tetto di latta piuttosto che una donna raccontare i suoi sogni», la interruppe l'ispettore. «Se poi si sta ancora arrovellando per quella telefonata, sappia, per sua informazione, che si trattava di una telefonata regolarissima. Tutte quelle chiamate passano attraverso il centralino della nostra sede, e risulta che il capitano Halverstadt ha avuto una telefonata, ieri pomeriggio, poco dopo le due. Era un telegramma lungo e complicato trasmesso dalla Western Union, e firmato Sam».

«Ah!», fu il commento della professoressa. «Bene, per tornare a questa notte, ho sognato che stavo giocando a carte con i due indiziati e che era tempo di scoprire le carte, ma uno dei due si rifiutava di mettere giù le sue… e quello era l’assassino! Solo che non ricordo più qual era dei due».

«Ma è meraviglioso, Hildegarde».

«Be’, il significato è chiaro, Oscar. Un innocente e un colpevole devono reagire in modo differente al medesimo stimolo. È il principio su cui si basa la macchina della verità, del resto».

«Sicuro, sicuro. E io vengo buttato fuori a calci dalla polizia se non risolvo questo indovinello prima che l'alto Commissario si faccia la pipatina delle sei. E tutto perché? Per l’uccisione di un vecchietto inutile, che non era più buono ad altro se non a scrivere un libro di ricordi sui bei vecchi tempi, che nessuno vorrà leggere…».

«Oh, Oscar!», gridò Miss Withers. «A volte è davvero brillante!».

Un compiaciuto ma vago sorriso si affacciò sul volto dell’ispettore, ma gli morì sulle labbra perché un istante dopo la porta si chiuse alle spalle della visitatrice. Né Piper seppe più nulla di lei fin dopo mezzogiorno, quando Hildegarde lo chiamò al telefono pregandolo di passare a casa sua appena gli fosse stato possibile. La curiosità, e la mancanza di qualsiasi altra novità di buon auspicio, lo fecero accorrere là entro quindici minuti dalla chiamata. Trovò l’insegnante intenta a rimuovere dalla faccia disdicevoli tracce di belletto. Si era pettinata i capelli grigio-castani in foggia stranamente elaborata, e in complesso si presentava agghindata in modo incredibile e assolutamente unico.

«Per amor del cielo, Hildegarde, non la riconosco più!».

«Vero, Oscar? Mi permetta di presentarmi: altri non sono che Miriam Whitehead Jones, una poetessa impressionista molto famosa. Famosa solo negli ambienti impressionistici, si capisce. Messa da parte la mia polverosa corona d’alloro, ho deciso di stendere sulla carta i ricordi di una vita intensa, colma di riminiscenze dei grandi e dei semigrandi che sono stati miei amici e miei… ehm, intimi. Per tutta la mattina ho cercato un editore disposto a pubblicare il mio memoriale. E siccome sarà un memoriale



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